martedì 28 dicembre 2010

Elenco anti paturnia di capodanno

Faccio outing: detesto il capodanno. Botti e veglioni e trenini di gente allegra mi fanno vomitare. Paura di rimanere sola. Desiderio di rimanere sola. Un'inquietudine tale che ho voglia di dare testate qua e là.
Sdrammatizzo ed elenco (grazie Fazio, grazie Saviano)le cose da fare per fronteggiare la paturnia pre-capodanno:
- evitare di litigare con sorelle, nipoti, mamma, amici, fidanzato
- pensare alla befana, festicciola a modino
- esorcizzare il dramma del mio peggiore inizio d'anno, raccontandolo, e ridendoci sù. Tre anni fa, poco prima del 31 dicembre vengo abbandonata da un tipo che è un mix tra furio e un mentecatto e io, invece di brindare per lo scampato pericolo, entro in un tunnel di demenza e depressione. Allora il 31 me ne vado in montagna, nel mio rifugio di Heidi e... casco, scivolone sul ghiaccio. Il giorno seguente per il troppo dolore vado al pronto soccorso e... figuraccia colossale, da non scrivere qui. Vi basti pensare che l'episodio continua a generare risate grasse, a distanza di anni.
- organizzare una cena con pochi e buoni amici, con un occhio di riguardo al beveraggio
- pensare che capodanno era il cognome di una vecchietta simpaticissima della Garbatella, pensare a lei e alle sue amiche, alla loro eccentricità
- e poi non so... consigli?

lunedì 27 dicembre 2010

Di nuovo qui


Miiii, quanto tempo! Non ci sarà nessuno da queste parti! Stasera ho voglia di ricominciare a scrivere, merito del mio acer nuovo, probabilmente. Complice il nuovo anno che fa capolino, di sicuro. A questo punto dell'anno si snocciolano nuovi propositi, no? A me, non sembra ancora il caso. Stasera mi limito a rendere questo angolino accogliente, posso farvi sfogliare i miei amati libri? Le poesie di Neruda che il mio papà regalò alla mia mamma e che ora appartengono a me, i nuovi racconti di Murakami, il catalogo di una mostra. Stasera per voi, del cognac, Remy Martin, nei bicchieri buoni, caldi. Vecchie canzoni. Ognuno sceglie la sua. Io vado con Englishman in New York. Fotografie, poster, ricordi. E' una di quelle sere che se sei da solo, trovi il coraggio di far maturare idee, come frutti di maggio. Che se sei con una persona speciale, trovi il coraggio di liberare baci. Stasera sono qui.

mercoledì 26 maggio 2010

Estate!

Ed eccoci qua. Sole alto e cielo blu. Vestiti leggeri a colorati dentro i quali il mio culone si sente fiero. Birra ghiacciata davanti al mare. Sere con un po' di brezza al tramonto e cena all'aperto, con spaghetti e telline. Concerti, viaggi e pelle calda, da baciare per chilometri e chilometri ancora. La lingua sul cono gelato e i denti che croccano sulle ciliegie. Le nuove canzoni del Liga da cantare a squarciagola mentre i fianchi vanno da sè. I piedi liberi e felici nella sabbia e nelle ciabattine di perline. Il profumo della menta nel rum.
Non si può dire no all'estate, proprio no. Bisogna sbranare giorni e vita. Questa energia farà terra bruciata a dolore e paura. Spostatevi, non ce n'è per nessuno.

mercoledì 14 aprile 2010

Bye Bye

Oggi mi si sta incagliando di nuovo la vita. La giacca troppo leggera, muoio di freddo. Gli occhi troppo brutti, devo truccarli. Le margherite tutte chiuse, ho sussurrato loro di rimanere così. Siamo alle solite: Julia troppo qualcosa, inadeguata, va piano mentre tutti corrono. Bisogna invertire la rotta, mi dico, mica convinta. Poi arrivo in ufficio e li vedo tutti in fila. Oggi vengono a portarsi via un pezzo della mia vita. Due anni interi. Quelli che "la prego parli con me". Mi servono le punturine. Io sono una malata molto forte. E come faccio a portare mamma dal medico, te la incolli tu? Quelli che mi hanno dato del lei e hanno mandato biglietti intrisi di gratitudine. Quelli che "lei magna coi sordi mia". Mi mandi una borsa termica per il farmaco, ma grande, così ci metto anche la coca cola. Quelli che sbagliano le parole. Che balbettano. Il vecchietto che mentre ti parla casca, tu senti un botto e poi gli improperi rivolti alla badante. Quelli che smontano i dispositivi e si iniettano miscele fai da te. Che vogliono a tutti i costi sapere "il punto esatto" del frigo dove mettere le medicine. Quelli che io chiamo l'avvocato. E anche la stampa. Quelli che mi mandi pure il materiale ma nascosto, che la bambina è femminuccia e si vergogna della malattia. I logorroici e gli impauriti. Ve ne andate tutti, vi portate dietro anche tutto il lavoro fatto dentro di me. Lo scavarmi nell'anima per aiutarvi senza portarmi a casa i vostri problemi. Come la chiamano, intelligenza emotiva? Adesso che vi vedo andare via mi sento stupida, emotivamente e in tutti gli altri modi che si possono immagnare. Non dovevate andarvene oggi, con la vita incagliata. Mi mancherete.

sabato 13 marzo 2010

In ogni muffin c'è un angolino che...

Non è la giornata perfetta. Ho visto momenti migliori. Per dirne una, ho una spada di Damocle sulla testa. Mi piacerebbe afferrarla e fare un numero alla Kill Bill, anche se non credo che la tuta gialla di Uma Thurman mi donerebbe. Sogno di mettere a ferro e fuoco un'intera realtà.
Eppure, sarà che ieri sera ho visto l'ultimo film di Ozpetek, che strappa così bene l'amore dal cuore, sarà per il disegno sulla storia di Ulisse che Leo ha realizzato per me (sapete c'è Eolo che soffia riccioli e dietro ci sono i nostri nomi scritti malissimo e lui l'ha espressamente fatto per me, per farmi compagnia durante le visite mediche), sarà perchè c'è il sole... ma io ho deciso che non è tempo di mettere a ferro e fuoco proprio niente. E' tempo di fermarmi, di fare solo quello che fa bene a me, che è comunque tanto. Ho spremuto quattro arance, fatto un caffè nero e denso e mangiato un muffin per colazione. In ogno muffin c'è un posto in cui si accumulano le gocce di cioccolato, croccanti, sprofondano insieme nella pasta morbida. E nemmeno l'ultima parte del cornetto algida, quel conetto minuscolo di cioccolato, fornisce un tale piacere. In un colpo solo penso che andrò dal parrucchiere e accetterò l'invito di fare una passeggiata al lago, penso che appena farà caldo indosserò i miei nuovi vestiti leggeri. Penso che viaggerò. Penso che voglio vedere i miei amici felici e insieme, proprio come nei film di Ozpetek. In un colpo solo sorrido, perchè ho riconosciuto il dolore già vissuto e ho alzato le braccia, mi sono arresa. Non ho più paura. Credo che la voglia di vita si nasconda in posti piccolissimi, come quel posto dei muffin in cui di addensa il cioccolato.

martedì 9 marzo 2010

Ti lascia sola

La pioggia cade tranquilla da ore. Niente è più terribile di questa tranquillità. Inesorabile e sorda, ti lascia sola a soffocare la rabbia. Che non puoi gridare, tanto non c'è nessuno ad ascoltarti. Ti lascia sola. Un temporale sfogherebbe il suo impeto con te. Il sole ti darebbe fastidio, verrebbe a scuoterti e farti compagnia. Ma questa pioggia indifferente ti lascia sola, non servi più. Non resta che tirarti su il cappuccio. E sprofondare.

domenica 7 marzo 2010

Cronaca del week end. Olè!

Madrid per la prima volta invernale, con un tempo infernale. Sempre bella, sempre olè olè. Abbiamo dormito pochissimo, sono distrutta. Ma in queste poche ore ho respirato aria spagnola e bevuto di tutto di più. Ho studiato il modo di vestire delle spagnole sulla metro, in giro per tapas, ad una festa di compleanno. Sono stata felice e disperata, con la paura e l'insicurezza che riaffiorano ogni volta che vogliono. Una ricciolona di tre anni mi ha chiamato amica e ha cantato Bella Ciao, con un'interpretazione serissima. Ho comprato quintali di camicetas. Ho scoperto il valore di chi ti resta, sempre, accanto.
Gente, se andate a Madrid andate al Rincon de la Habana, nei pressi di Piazza di Spagna e ordinate un daiquiri alla fragola, tanto per comuinciare. Poi tornate qui e ringraziatemi.

lunedì 22 febbraio 2010

Nel sonno condiviso

Se aveste mai dormito con un gatto
o con un cane adagiato sopra al grembo,
ora sapreste che la metamorfosi è possibile,
che uomo e gatto e cane sono
entità volatili e cangianti: nel sonno
condiviso scompaiono le stinte
gerarchie tra cavalieri e fanti.

(F. Marcoaldi)

In questo buio pesto, cerco di levarmi di dosso la tristezza che mi avvolge come una coperta. Non ci riesco, è tempo di sudare dolore.

mercoledì 17 febbraio 2010

Ci vogliono tanti cerchi

Uscita dall'ufficio, a passo svelto torno verso casa, nella mente ripasso il ritmo frenetico che devo sostenere fino al fine settimana. Mi accorgo di un albero dal tronco sottile, precipitato in una pozzanghera. Una stretta al cuore: quanta pena! Non credete che gli alberi abbiano un'anima? Non ce l'ha fatta: vento e pioggia hanno strappato le radici per nulla solide. Il tronco era davvero troppo sottile. Ci vuole peso per resitere. A vento, pioggia, ingiustizie, regole, solitudini. Ci vogliono tanti cerchi, avete presente? Ogni anno il tronco di un anno si arricchisce di un cerchio concentrico. Chissà che espressione mi si stampa sul muso quando penso alla mia solidità, ai miei tanti cerchi. E non parlo dell'età. Ho ottenuto un cerchio quando ho iniziato ad amare me e i miei difetti. Quando ho capito che nel mondo ci sono imbecilli e che non devo redimerli io. Che non voglio piacere a tutti. Che le persone diverse da me possono essere una ricchezza. Che la felicità si nasconde in cose piccole e semplici. Quando ho mangiato la sardella per la prima volta, conosciuto el loco de la catedral, nuotato nell'oceano,visto La stanza di Van Gogh, essermi riconosciuta nella pelle del mio uomo, in una poesia e in una musica dolce. Quando ho iniziato a costruire. Sono un albero senza corteccia, ma sono un albero forte.

giovedì 4 febbraio 2010

Try Rugby!

"Il rugby è uno sport da gentlemen. Prima di tirare il pallone, indietro, al tuo compagno, tu devi controllare che lui stia bene, che sia ben disposto, aperto, disponibile, ottimista. Non puoi tirargli un pallone vigliacco che gli arriva assieme a due energumeni che gli fanno del male. Però, mentre tu fai tutto questo bel ragionamento etico, ce n’è altri ventinove che ti guardano, di cui quattordici tuoi e quindici no, e di questi tre ti corrono addosso, due grossi e uno piccolo, ma cattivo, e la prima tentazione è di dare il pallone al tuo compagno.” Marco Paolini Capita spesso che i maniaci del calcio, in Italia, definiscano inutile una partita di rugby. Il SeiNazioni per me è la primavera, e poco importa se ci prendiamo (quasi) sempre il cucchiaio di legno. Il SeiNazioni arriva a colorare la parte più dura dell'inverno. Io, che pure ho amato il calcio (udite, udite: sono stata una delle prime donne arbitro della regione Lazio!), adesso in Italia vedo solo tifosi, con gli occhi foderati di prosciutto, che si fanno abindolare da campionati i cui esiti sono decisi a tavolino, da calciatori che si dopano e che vengono esaltati e super pagati. Salvo proprio poco del calcio italiano di oggi.
Chi gioca a rugby ha un bel cervello, oltre che bei muscoli. La primavera per me è in quelle braccia forti, nelle mischie che esaltano e spaventano, che mi fanno sentire piccola e mi fanno gustare, stupita, la tenacia, la determinazione senza pari. Piloni e tallonatori sono sporchi e con la faccia cattiva, ma al loro ruolo potresti applicare delle metafore di vita. Le partite del seinazioni mi piace guardarle allo stadio, o nei pub, dove i tifosi di diverse nazionalità bevono e ridono insieme.
Maniaci del calcio, beccatevi questo filmato e spiegatemi l'utilità dei vostri incontri. http://www.youtube.com/watch?v=QIvgWVvNFVg

mercoledì 3 febbraio 2010

Dance dance dance

"Finora tu hai perso molte cose. Molte cose preziose. Il problema non è sapere di chi è la colpa. Il problema è che tu attaccavi sempre qualcosa di te a tutte le cose che perdevi. Non avresti dovuto. Avresti dovuto tenere qualcosa da parte per te, invece di lasciarla andare via con tutto il resto." (M. H.)

martedì 19 gennaio 2010

non c'è pena se non sei con me

Sarà che ultimamente, dal lunedì al venerdì, alterno ufficio e ospedale.
Sarà la sindrome premestruale.
Sarano i problemi miei e del mondo che pesano come macigni.
Sarà tutto questo e qualcos'altro ancora... ma io rischio di fare la fine di Alice, che allaga tutto con le sue lacrime.
Siccome non mi trovo nel paese delle meraviglie, qui fa un freddo cane, sia reale che metaforico, hanno indetto uno sciopero dei mezzi pubblici e varie beghe fanno la fila per mantecarmi le ovaie senza tregua all-day-long... avete mica un suggerimento pratico per reagire o almeno per sopravvivere?
Io nel frattempo faccio come Tanino del film di Virzì e mi estraneo da tutto.
Nel mio sogno è primavera, indosso una felpa sdrucita e cammino lentamente, poi mi fermo a leggere un libro di Murakami. Il cuore è leggero, io mi sento bene e non c'è pena se non sei con me.

lunedì 11 gennaio 2010

Fai attenzione a ciò che desideri

Sono spaventata. Si tratta di una paura buona, quindi non busserò su nessuna spalla amica. Scriverò qui, per ricordarmi di questo stato, a metà tra l'elettrizzato e il paralizzato.
Ciò che veramente desidero adesso è buono, come un pezzo di pane caldo staccato con le dita, mentre il languore invade lo stomaco.
Devo solo tenere a bada la smania, il mio consueto istinto a correre febbricitante.
Questa serata prevede un infuso alla liquerizia, anche se ci starebbe bene un gin tonic.
Penso agli amici con cui ho iniziato l'anno, vorrei stringermeli tutti sul cuore e donare loro l'avverarsi di mille desideri. Desideri scelti da loro, buoni per loro. Penso alle sorelle e alle amiche e cerco di visualizzare i loro sorrisi. Al pancione che c'è ancora per poco e a quello che crescerà.
Penso al mio posto nel mondo.
Mi piacciono le persone che non smettono di desiderare, quelle che magari sbagliano desideri ma che non arrivano mai ad odiare ciò che non si avvera.
Giuro, non c'era niente di tossico nell'infuso.
Adesso cerco la copia del romanzo che Caputo domani mi firmerà e vado a letto.
Vado a letto, facendo ben attenzione alle stelle cadenti e alle richieste da avanzare loro.
Buonanotte a chi passa.